A deciderlo, il Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, che il 21 gennaio si è riunito presso la sede del Ministero per i beni e le attività culturali (MiBACT) per la candidatura dell’elemento identificativo della città felsinea, il cui esito è atteso nel 2021 a Parigi.
L’incredibile patrimonio architettonico felsineo si snoda lungo tutta la città per 62 km, di cui 42 chilometri si trovano nel cuore antico di Bologna, mentre gli altri 20 km interessano il capoluogo emiliano fuori dai viali. Un patrimonio corale, presente sia in centro che in periferia, censito per la prima volta in occasione dell’invio del dossier preliminare, consegnato lo scorso settembre, con il quale la città ha sancito l’inizio formale della corsa al riconoscimento più prestigioso del mondo.
Il censimento è stato possibile anche grazie alle segnalazioni dei cittadini che hanno risposto all’appello diffuso dal Comune attraverso i suoi profili social, mandando le immagini e segnalando i tratti di portici periferici meno conosciuti, che hanno dimostrato come questa antichissima tipologia architettonica sia riuscita a sopravvivere alle evoluzioni e alle trasformazioni della storia.
Simbolo della città di Bologna, insieme alle Due Torri, i portici sono stati riconosciuti come un punto di riferimento per uno stile di vita sostenibile, un modello sociale, oltre che architettonico, un luogo di scambio, di integrazione e condivisione per cittadini, studenti e turisti.
Del resto, non esiste al mondo un’altra città che abbia tanti portici quanto Bologna, che vanta anche il portico più lungo del mondo, quello che conduce al Santuario di San Luca, che consta di 666 archi e misura ben 3.796 metri.