molte tra queste sono di grandi dimensioni e alcune addirittura inedite o mai esposte nel nostro Paese, grazie al contributo di collezioni pubbliche e private americane, europee, asiatiche.
Caratteristica della rassegna, la prima del genere in Italia, è la ricostruzione genealogica dell’ispirazione di Keith Haring, in modo da mettere in luce il suo rapporto con la storia dell’arte: i lavori dell’artista vengono infatti inseriti in un dialogo con le sue fonti, dall’archeologia classica alle arti precolombiane, dalle figure archetipiche delle religioni alle maschere del Pacifico e alle creazioni dei nativi americani, fino ai maestri del Novecento quali Pollock, Dubuffet, Klee.
La lettura retrospettiva dell’opera di Haring fornisce una nuova interpretazione del suo stile unico e originale, che compie una vera e propria sintesi narrativa di archetipi della tradizione classica, di arte tribale ed etnografica, di immaginario gotico o di cartoonism, di linguaggi a lui contemporanei, con incursioni finali nell’avanguardia digitale grazie all’utilizzo del computer in alcune ultime sperimentazioni.